Un paesino del Mezzogiorno d'Italia alla fine dell'Ottocento, un viaggio verso la libertà, una vita da emigranti ...

COSTITUZIONE - ART.10

COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA - ART. 10 -
L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione Italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici.

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150° ANNIVERSARIO DELL'UNITA' D'ITALIA

150° ANNIVERSARIO DELL'UNITA' D'ITALIA

Presentazione de IL DESTINO DELLA LUNA SUL FIUME

MERCOLEDì 20 APRILE ore 17,30 PALAZZO DOGANA, VIA XX SETTEMBRE FOGGIA presentazione de IL DESTINO DELLA LUNA SUL FIUME interverranno prof.ssa Maria Staffieri, regista teatrale della Compagnia Enarché prof. Antonio Angino, storico modererà Emiliano Moccia, direttore FrontieraTv Sarà presente l'autore.

venerdì 17 dicembre 2010

IL DESTINO DELLA LUNA SUL FIUME parla delle vicende di una famiglia emigrata da Montaguto, paese della provincia di Avellino, oggi, ma della provincia di Foggia all'epoca dei fatti.
Essa si è imbarcata alla volta dell'America. La storia è vera e si riferisce al 1896, anno della sconfitta di Adua.
Il giovane stato italiano, che dopo l'epopea risorgimentale, DI CUI NEL 2011 CELEBREREMO IL 150 ANNIVERSARIO, dovette trovarsi di fronte a mille problemi, ebbene il giovane stato italiano tentò di dare risposte a secolari domande ma non vi riuscì. Parte di questi problemi li rinviò, parte li acuì, pochi, veramente pochi, riuscì a sistemare in maniera idonea perché la soluzione durasse degli anni.
E poiché uno dei tanti temi che non si seppe affrontare fu il Mezzogiorno, ecco a voi un romanzo che parla del Mezzogiorno, del suo splendore e della sua miseria. Perché se non c'era lavoro ma fame e povertà, se non c'era fiducia in un re lontano e "straniero" ma chiusura mentale ed ideologica e consenso attorno a figure locali dalla moralità poco cristallina, allora è a questo mancato dialogo tra Nord e Sud, tra invasori piemontesi e ignoranti cafoni meridionali che si deve l'emigrazione di ieri e la mancanza di pace e di sviluppo di oggi.
L'emigrazione, dunque, è stata per l'Italia un problema irrisolto.
E, se si studia la storia, mai finito, in realtà. Si emigrava nell'Ottocento come nel primo Novecento o sotto il fascismo o dopo la guerra e fino ai nostri giorni. Si emigrava all'estero o in Italia stessa. I Veneti portati a Latina dal fascismo o i meridionali che lavoravano nelle industrie del Settentrione negli anni '50, sono il frutto di questa esigenza di vivere che è il lavoro e la volontà di avventura, che fa la differenza tra gli ipocriti o i sedentari e gli eroi che, senza nulla in mano che non una lettura sacra per alcuni o la rabbia della fame per altri, sono andati nel mondo a fare meraviglie e, in molti casi, fare emergere il proprio carattere cercando la propria fortuna e il proprio destino sotto i raggi della luna di qualche altro emisfero.+